Federico Pezzullo, di Angelo Guzzo Sorridente, cordiale, pieno di vita, con le mani perennemente aggrappate alla catena appesa al collo: così si presentava Mons. Federico Pezzullo -- indipenticato Vescovo di Policastro, di cui ricorre il XXV della morte -- al primo incontro con coloro che ebbero la fortuna ed il privilegio di conoscerlo. Con una debordante umanità che si trasformava in straordinaria capacità comunicativa non appena ci si accostava a lui, si rimaneva affascinati per il suo carattere e la sua bontà. Il modo di fare, semplice, schietto, condito da argute battute di spirito, così lontano dai chiché episcopali, ieratici e solenni, che eravamo abituati ad immaginare, metteva tutti a proprio agio. Fu proprio questo suo originale stile di vita, questo suo modo di esercitare il ministero episcopale, la novità che lo fece immediatamente amare sia dal clero che dal popolo. I suoi gesti non erano affatto "cerimoniosi" ma semplici e immediati e la sua dimora divenne subito una casa aperta dove tutti potevano recarsi a tutte le ore, sempre accolti con disarmente familiarità. Perfino le autorità furono conquistate dal Monsignore che incontravano nelle cerimonie ufficiali e, con la stessa sorpresa, i fedeli incrociavano il Vescovo a passeggio con il suo segretario o il suo accompagnatore di turno, per i vicoli e le stradine della medievale Policastro. carattere forte e deciso, sapeva, al contempo, dare prova di bontà e di amicizia, il tutto impreziosito da modesta finezza di tratto e da un sorriso dolce e luminoso. Ebbe con particolare ricchezza il dono della parola e il suo linguaggio, scritto o parlato, fu sempre straordinaria espressione di alta spiritualità. Noto ed apprezzato nel campo ecclesiatico e ricercato anche nel settore laico come grande e impareggiabile maestro di fede e di cultura, lasciò sempre vivo, in quanti ebbero la fortuna ci conoscerlo, il ricordo dei suoi insegnamenti e delle sua ansie paterne. Amava intensamente i giovani, dei quali apprezzava, condivideva e stimolava la vitalità, la gioia e la felicità di dare agli altri. Le sue umili origini avevano conformato il suo stile di vita semplice, ancorato alla terra, al pane fatto in casa, ai rapporti cordiali, all'immediatezza del dialetto che usava in espressioni gioiose e coloratissime. "Il Signore -- soleva dire -- va sempre servito il letizia. I santi non possono essere tristi". Ma il ricordo di Mons. Pezzullo sarebbe incompleto se non comprendesse anche l'aspetto meno appariscente ma più concreto e significativo che caretterizzò tutta la sua vita: la sua povertà. Mons. Federico, preso dal piacere di offrire agli altri la sua esistenza, non lasciò alcun bene economico da spartire. Tutto ciò che possedeva lo aveva già donato interamente ai poveri e ai bisognosi. Tutto ciò di cui era intestatario era di proprietà della Diocesi di Policastro, di quella Chiesa, cioè, che aveva intensamente amato fin dal primo giorno in cui era arrivato nell'anitica città bussentina ed a cui donò ogni suo bene: materiale, spirituale e fisico. Quando questa straordinaria esistenza fu sul punto di spegnersi, il popolo di Policastro si radunò in preghiera, elevando suppliche a Dio affinché desse il giusto premio al proprio Pastore. E quando il Signore chiamò a sé, la mattina del 10 settembre 1979, il suo fedele sevitore, il popolo intuì che Dio aveva "esaudito" le sue preghiere, dando a Mons. Pezzullo il premio della via eterna e la coronoa della gloria. L'enorme partecipazione della gente di Policastro e dell'intera Diocesi al suo funerale, l'intensa commozione alle liturgie eucaristiche che toccò il cuore di tutto un popolo, suggellò questa esistenza vissuta in straordinaria pienezza, grande e stupenda lezione di vita, riassunta nel suo bellissimo e significativo motto episcopale: "Fortiter et suaviter", due avverbi che delineano splendidamente le più evidenti caratteristiche della sua personalità: l'immensa bontà d'animo congiunta alla eccezionale forza della fede. Da Frattamaggiore, suo paese natale, Mons. Federico Pezzullo era giunto a Policastro nel 1937 e dell'antichissima Diocesi bussentina aveva imparato a conoscere le pieghe segrete della vita quotidiana, i drammi e le miserie degli uomini, le ansie, le speranze e le aspirazioni della gente. E scelse di riposare per sempre a Policastro, accanto alla gente che amava. Il suo corpo riposa nella millenaria cripta della Cattedrale, tra quelle mura che risuanarono, per ben 42 anni, della sua calda, appassionata voce, sia nelle straordinarie, coinvolgenti omelie, sia quando, in coro con gli altri canonici, cantava le lodi del Signore. La sua eccezionale vicenda umana e spirituale lo rende oggi, a 25 anni dalla scomparsa, un autentico scrigno di quei valori su cui si regge anche la convivenza civile, valori sempre attuali e proponibili ai giovani del nostro tempo: generosità, solidarietà, umiltà, rispetto, altruismo, senso di responsabilità nell'esercizio del proprio ruolo. I giovani della Diocesi di Teggiano-Policastro, grazie alle iniziative dell'attuale Vescovo Mons. Angelo Spinillo, stanno scoprendo solo adesso la figura di Federico Pezzullo ceh, forse, per loro è ancora oggetto di stupore. In una società che offer ben altri modelli e ben altri miti, Mons. federico è pur sempre una sfida alla secolarizzazione e all'anticlericalismo di cui è piena la vita. Egli è per Policastro motivo di fierezza e di orgoglio e tutta la Diocesi oggi onora in lui uno dei suoi figli più illustri, che ha lasciato in eredità l'esempio luminoso della sua fede, dell'amore alla preghiera e della sua profonda, immensa umanità. Il popolo di Policastro, che aveva ben capito la grandezza di questo Presule, già lo invoca come santo protettore.